ORAZION DE NA STRIGA
tratto da “La Gigia” di Romano Pascutto
regia di Stefano Beghi
con Alice Pavan
disegni dal vivo di Marianna Iozzino
suoni e musiche di Marco Prestigiacomo e Antonello Ruzzini
assistente alla regia Susanna Miotto
sguardo esterno Andrea Chiodi
con il sostegno di Residenza Carte Vive e Mibact
Se striga l’è, l’è colpa
del tempo longo che ‘l va
indrio cul e no l’ha fin
come ‘na veta de fil nero
tirada da un gemo grando
come l’è grando el mondo.
Una donna vive in una baracca ai margini del paese, passa la giornata sulle rive del fiume Livenza con sei oche, fumando tabacco e sgranando un rosario consumato come le sue dita. I ragazzi la chiamano strega, gli adulti le stanno lontani, i fascisti dicono che la bruceranno in piazza a Carnevale. Lei si tiene dentro un mondo dilaniato da un grido che non basterebbe tutta la terra a contenerlo, si lascia vivere attendendo la morte che la ricongiungerà ai suoi figli.
IL TESTO
Orazion de na striga è una sorta di orazione civile, una preghiera laica, una meditazione della carne.
Pone, senza pietà per il lettore, tutte le domande di senso sulla vita, sull’amore, sulla morte, con lo sguardo disilluso di una donna che rifiuta ogni stereotipo, ma vive con anima e corpo ogni lato della sua femminilità: la maternità, il lavoro, l’amore, l’impegno civile. È una donna che supera qualunque definizione, forse, è la più moderna delle donne, nonostante la sua immagine e le sue parole che profumano di un mondo antico.
IL PROGETTO
Il progetto nasce dalla volontà di portare in teatro “La Gigia” un testo in dialetto veneto di Romano Pascutto.
Poeta dialettale nato a San Stino di Livenza (VE) nel 1909 e morto nel 1982, Pascutto era un fervente antifascista: scappò in Libia nel 1930 e tornò in Italia solo nel 1942 per combattere tra le fila partigiane e partecipare attivamente alla vita politica, anche attraverso la scrittura, e in particolare, la poesia.
Tra la sue opere troviamo La Gigia, un poemetto ambientato negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, in cui si racconta di una donna, un’eroina tragica degna dei grandi autori greci.